La nuova fiction di Rai 1 “Cuori”, partita con la prima puntata il 17 ottobre, s’ispira ad un periodo storico che ha caratterizzato la città di Torino degli anni Sessanta: quando un equipe di medici si contraddistinse a livello internazionale nell’ambito della cardiochirurgia. Ecco cosa ha detto il figlio di uno di quei medici che hanno dato tanto, al mondo della medicina.
La sensazione di ottimismo dopo la Guerra
La regia è di Riccardo Donna e il titolo è “Cuori”. Si tratta di un medical drama ambientato negli anni Sessanta, a Torino. La trama si basa sulle dinamiche di un gruppo di medici brillanti, che sfidano la morte dei loro pazienti, introducendo il trapianto. Il tutto all’interno di travolgenti vicissitudini che hanno a che fare con i sentimenti di allora e dei protagonisti, i pregiudizi della società e i sogni.
La fine degli anni Sessanta, in Italia, in particolare a Torino, nell’ambito della medicina è accaduto qualcosa di straordinario! L’entusiasmo che si respirava, dopo aver vissuto gli anni bui della Guerra, portò ad un’energia creativa, una sensazione di ottimismo, così forte, da voler sconfiggere a tutti i costi i mali incurabili.
Come è nata l’equipe di “Cuori”
Fino agli anni Cinquanta del resto, la cardiochirurgia era assente in Italia. Fino a quando non arrivò Angelo Actis Dato, un vero pioniere nel settore che assieme ad altri fantastici medici, guidati da Achille Mario Dogliotti mise su un équipe all’ospedale Molinette di Torino, facendolo diventare in breve tempo, un ospedale all’avanguardia nel mondo, salvando migliaia di vite. Tra queste molti bambini.
Il figlio Guglielmo, figlio di Angelo, fa il medico anch’egli e ha partecipato alla fiction in qualità di consulente, offrendo molte informazioni preziose, attraverso dei materiali dell’epoca, appartenuti a suo padre.
“Dopo la laurea, con un altro giovane medico come lui, Pier Federico Angelino, andò a perfezionare i suoi studi a Parigi. Allora la cardiochirurgia in Italia praticamente non esisteva e loro due furono i primi a realizzare cateterismi cardiaci su bambini affetti da un difetto congenito conosciuto come “morbo blu””.
Ha raccontato a Famiglia Cristiana parlando del padre e di come riuscì a diventare una sorta di celebrità della cardiochirurgia. “Sull’ onda di questi successi, Achille Dogliotti, un luminare della chirurgia, li volle come suoi assistenti in sala operatoria. Così nacque l’ équipe protagonista della fiction. Un’ équipe che operò nel primo reparto di cardiochirurgia aperto in Italia alle Molinette di Torino: 94 posti letto in un intero piano d’ ospedale”.